IL Consiglio Comunale della Città di Sora ha approvato il nuovo Statuto Comunale. In Commissione Speciale, di cui ero componente, il percorso è stato lungo e non sempre agevole; ci sono state battute d’arresto ma anche spinte in avanti. Uno statuto comunale è de facto e de iure la carta fondamentale che disegna l’architettura istituzionale dell’ente stabilendone gli organi, specificandone i compiti nonché le modalità di funzionamento; molte sono state le tappe di questo viaggio, molto sono stati gli scogli da affrontare.
Fin dall’inizio, ero ed eravamo consapevoli di come fosse difficile coniugare la potenzialità delle nostre idee con la possibilità della realtà; di quanti e quali insidie ci fossero: ma essere, passatemi il termine, “un costituente” significa anche e soprattutto, mantenendo il proprio bagaglio di idee, spogliarsi dei particolarismi, essere lungimirante nel cogliere le opportunità, affrontare insomma le questioni che riguardano una intera comunità, e non una sola parte, con metodo democratico e spirito critico.
Nella commissione di cui ho fatto parte, posso rassicurare i cittadini, non ha mai prevalso la logica del dout des, non c’è mai stata la difesa delle rendite di posizione, il dibattito è stato a volte serrato ed acceso, ma sempre di elevato spessore tecnico; abbiamo riscritto ma anche riformato, guardando si al futuro ma con un occhio anche al passato.
Sull’istituto del difensore civico,per esempio, abbiamo focalizzato l’attenzione sulla sua monocraticità facendo perno su due considerazioni non scindibili: una storica e l’altra istituzionale.
Con riferimento a quella storica,è nota ai più, la genesi dell’organo ovvero quella dell’ omsbudmann svedese, translato nel nostro ordinamento, più precisamente nel T.U.E.L.
Con riferimento al secondo aspetto, quello istituzionale, giova ricordare come il T.U.E.L. nell’art. 11 affidi a tale organo peculiari e delicate funzioni.
Non bisogna dimenticare inoltre che il T.U.E.l. nel recepire la Legge n. 127 del ’97 ha attribuito all’istituto de quo alcune funzioni di controllo dapprima previste in capo Co.Re.Co., a conferma dell’inversione di tendenza dottrinaria a favore di un controllo più soft ,ma anche più agile in quanto rimesso alla decisione di un singolo.
Da sfondo infine la considerazione, in ossequio all’art. 14 del Codice europeo di buona condotta, della necessità difficilmente procrastinabile, di apprestare a favore del cittadino un servizio il più tempestivo possibile nell’operare, e di riflesso, snello nella struttura organizzativa, in un periodo come quello che stiamo vivendo di forte critiche sui costi e il funzionamento della politica.
Intendiamo e vogliamo la pubblica amministrazione come una casa trasparente, nella quale siano visibili e riconoscibili gli interessi in gioco, nella quale sia chiaro il ruolo dei controllori e quello dei controllati: pertanto, coerentemente con questa concezione, e con gli impegni assunti con l’elettorato, abbiamo cercato di calare tale logica anche in altre parti dello statuto, dagli incarichi e collaborazioni esterne, passando per i componenti delle società a partecipazione pubblica.
Infine con riferimento al potere di avocazione previsto in capo al sindaco nel precedente statuto, a seguito di un’attenta disamina abbiamo constatato come fosse fragile la cornice legislativa sul quale poggiava e nonostante tentativi di rielaborazione, miranti a depotenziarne le possibile ricadute pratiche, la nostra scelta è stata di non prevederlo nel presente statuto.
Sono queste alcune delle maggiori questioni affrontate.
Cari colleghi e cittadini, lo statuto sul quale abbiamo lavorato e approvato non è un vestito di Arlecchino sul quale ognuno ha voluto piantare la propria bandierina: in commissione abbiamo lavorato componenti di maggioranza e componenti di opposizione, ai quali pubblicamente rivolgo i miei sentiti ringraziamenti, come quegli artigiani che scelgono, selezionano, smussano con meticolosità le tessere migliori da incastrare in un mosaico, tesi a realizzare il risultato migliore.
Questo è il frutto dei nostri sforzi, che cade proprio a quasi un anno dal 60° anniversario della Costituzione italiana; ma vuole anche e soprattutto essere una salutare lezione di democrazia, che consegniamo alla nostra città, ricordando a noi stessi che siamo qui non come depositari di verità assolute, ma al servizio di essa.
Concludo citando un pensatore del nostro secolo, Adorno, con una riflessione che è nella circostanza vuole essere anche un augurio : “ oggi non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze….”
Non posso che ringraziare tutta la Commissione, il Presidente Nazzareno Cioffi
e i tre esperti esterni: il dot Gilberto Conte l’Avvocato Cerrone Valentino e l’ Avvocato Giampiero Antonini con i quali ho avuto piacere di affrontare questa importante esperienza.
Cons. Paolo Ceccano - Capogruppo Rifondazione Comunista